Walt Whitman, “O Capitano! Mio Capitano!” – testi di Otis Ribera

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Donatien, il pittore protagonista del mio romanzo noir “Nichilismo-Diagonale D’alfiere”, a causa del suo pessimo carattere diffidava un poco dei poeti.

Quando, nel capitolo 19, la sua gallerista Odette, con aria ispirata iniziò a declamargli una poesia da lei stessa scritta e dedicata: “Oh tu albero grande…” Donatien si strozzò con un biscottino e cominciò a tossire.

Tra i rari poeti contemporanei che Donatien amava, (Tagore, Blake e Rilke) considerava Walt Whitman il più grande.

Nel terzo volume della trilogia: “Azzardo – Diagonale d’Alfiere” (attualmente in fase di stesura) Donatien citerà, durante una conversazione con la sua anziana amica Faustine F., il poeta americano poco noto ai più.

Whitman, cantore appassionato e moderno visionario, ruppe con la forma romantica e portò una fresca ventata di novità.

Fu considerato l’inventore del verso libero. Famosa la sua raccolta “Foglie d’erba”.

I temi delle sue poesie in prosa spaziarono liberamente, celebrando il suo amore sconfinato verso la natura e l’umanità.

Tutti noi conosciamo, attraverso il film “l’Attimo fuggente”, i versi iniziali di una delle poesie più belle mai scritte da Whitman; oggi scopriremo la versione integrale di questo capolavoro:

O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono l’invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gelido, morto.

O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane;
risorgo – per te è issata la bandiera – per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri – per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! O amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
E’ solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.

Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili,
non sente il padre il mio braccio, non ha più energia né volontà,
la nave è all’ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito,
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate coste, suonate campane!
Mentre io con funebre passo
Percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.”

 Henry Miller disse: “Whitman fu il poeta del corpo e dell’anima, il primo e l’ultimo poeta.”

La prossima settimana parlerò brevemente di Lou Salomè psicoanalista, filosofa scrittrice, molto ammirata da Cécile la compagna di Donatien.

A venerdì prossimo!

Otis Ribera, Libralchimia.

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Walt Whitman, disegno di Otis Ribera