Club di Roma, i limiti dello sviluppo – Buon giorno libralchimisti.
Nel capitolo 38 del primo volume di “Nichilismo – Diagonale d’Alfiere”, Donatien e Victor, il camionista che trasportò i dipinti per una mostra a Ginevra, si trovarono imbottigliati in code chilometriche in attesa di poter fare il pieno di carburante.
La crisi petrolifera del 1973 era all’inizio e i due si scambiarono considerazioni sulla consapevolezza che, in un prossimo futuro, l’umanità avrebbe dovuto affrontare grossi problemi legati all’uso dell’energia fossile.
Victor, nella sua parlata grezza ma concreta, disse «… finiremo per distruggere l’ambiente; non possiamo crescere all’infinito, la terra è una!
Siamo come le cavallette: dove passiamo è il deserto, divoriamo tutto, anche la terra.»
Donatien aveva appena letto il secondo rapporto del MIT e conosceva, in parte, l’impatto sull’ambiente dell’uso dei combustibili fossili, di cui l’industria non poteva fare a meno.
Aurelio Peccei, imprenditore italiano illuminato e con una mente profetica, nel 1968, con la collaborazione di un team di scienziati e personaggi politici di diversi paesi, fondò il Club di Roma.
Previde, con mezzo secolo di anticipo, l’esaurimento delle risorse naturali, l’aumento esponenziale della popolazione e l’inquinamento dovuto alle emissioni di carbonio: la crisi ambientale si sarebbe avvicinata inesorabilmente verso il picco di Hubbert.
L’Istituto incaricò il MIT (Massachusetts Institute of Technology) di redigere il primo di quattro rapporti sulla crisi energetica, climatica e sociale che avrebbe investito la terra nei decenni a venire.
Il documento, dal titolo “I limiti dello sviluppo”, prevedeva, con l’aiuto del computer, gran parte delle problematiche che, interconnesse, avrebbero attanagliato il nostro pianeta.
L’edizione del rapporto ebbe un successo mondiale, ma anche critiche feroci da parte di molti studiosi e premi Nobel del tempo.
Le argomentazioni contro il rapporto del MIT furono svariate; per lo più vertevano sul fatto che, nello studio, non si era tenuto conto che la tecnologia avrebbe risolto gran parte dei problemi connessi alla pressione demografica e alla richiesta sempre crescente di beni di consumo.
Si potrebbe aggiungere che, per difetto, i detrattori stessi non avevano previsto la travolgente crescita economica di paesi sovrappopolati come l’India e, soprattutto, la Cina.
Questi fattori avrebbero accelerato, con l’enorme emissione di inquinanti nell’atmosfera, i cambiamenti climatici in atto e la devastazione dell’ecosistema, concausa primaria della pandemia attuale.
La prossima settimana vi parlerò di una delle più belle lettere mai scritte, in cui Rilke, scrittore e poeta austriaco di origine boema, suggerì al giovane ufficiale e neofita scrittore Franz Xaver Kappus come affrontare e superare dubbi e incertezze che, naturalmente, nascono in chi si accinge a scrivere.
Articolo di Otis Ribera, Libralchimia.
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