Valentina Beltrami e il castello di Vogogna.
-Testi di Sara Butera-
Al di là del lavoro e della passione verso l’organizzazione e la gestione degli eventi, tutto è iniziato quand’ero molto giovane.
C’è stato un momento, alle scuole superiori, in cui ero in panico, non sapevo cosa fare della mia vita, soprattutto perché non ero certa di voler portare avanti l’attività dei miei genitori, che si occupano di macchinari da caffè.
Circondata dai familiari che lavoravano per l’azienda, sentivo una grande responsabilità.
Ricordo come se fosse ieri il sollievo che provai quando mio padre disse: “Tu fai quello che vuoi, punto e basta, non guardare null’altro.” Quella frase ha cambiato la mia vita.
All’improvviso, quel grande punto di domanda si è dissolto ed ho scelto di studiare beni culturali, a Milano.
Sono nata e cresciuta a Vogogna, un paesino di 1800 abitanti in provincia di Verbania.
La Val d’Ossola con i suoi monti, laghi e valli, è una stupenda realtà, ma che si impara ad apprezzare con la maturità.
Quand’ero una ragazzina di diciotto anni, la voglia di allontanarmi per scoprire il mondo era troppo grande.
A quella giovane età non vedi le difficoltà, ma solo nuove occasioni. È stupendo essere liberi di viaggiare, sperimentare; in qualche modo, senti di avere il futuro in mano e dopo l’università è stato tutto un crescere, un appassionarsi sempre maggiore alle materie che studiavo.
Mi nutrivo di sapere.
Il pensiero “faccio altro, faccio di più”, mi ha portata a spostarmi da Vogogna a Milano, da Milano a Parigi dove ho frequentato gli studi alla Sorbona. Questa grande città europea, offre un’immensa gamma di possibilità.
In realtà, sono partita dall’Italia alla ricerca di un percorso che, purtroppo, nel mio Paese non riuscivo a trovare: gestione museale. O meglio, c’erano dei master a pagamento con delle cifre per me inaccessibili.
Nella Ville Lumière ho potuto frequentare corsi di formazione nelle molte gallerie d’arte parigine, oppure nelle istituzioni pubbliche: tutto era un’immensa opportunità.
Grazie alle retribuzioni degli stage mi sono potuta permettere di vivere Parigi e per quattro anni non mi sono spostata da quella grande città.
Ad un certo punto, sempre spinta dalla voglia di scoprire e di evolvermi costantemente, mi sono trasferita in Canada a Montréal. Sono partita a settembre con sei mesi di permesso lavorativo e sei mesi di permesso turistico, con l’idea di restare un anno.
In realtà, nel periodo di transizione tra Parigi e Montréal, un’estate sono tornata a casa per ritrovare i miei cari.
Ad una sagra di paese ho conosciuto il mio attuale compagno e… ci siamo innamorati. Lui è stato fantastico: senza alcuna pressione mi ha lasciata libera di continuare la mia esperienza in Canada.
Quando ho deciso di tornare per qualche tempo a Vogogna in modo da capire cos’avrei voluto realmente dal mio futuro, ma presto sono arrivate le risposte che cercavo.
Nel mio paese c’era uno splendido castello: rapita da tanta bellezza, ho capito la giusta strada da percorrere.
Dopo aver scritto un progetto di recupero gestionale della struttura, ho contattato un’Associazione Culturale locale proponendo le mie idee… da quel momento, nel 2017, è partita la nostra avventura.
Bisogna credere nei propri progetti.
Se ci ripenso, in quel momento avevo tutte le carte davanti a me. Il castello era già lì, l’amministrazione comunale già da tempo stava cercando la persona giusta per gestirlo. Semplicemente, ho deciso di proporre le mie idee al momento giusto ed alle giuste persone: grazie all’Associazione Culturale Ossola Inferiore ho potuto realizzare i miei progetti.
Del mio lavoro amo l’imprevedibilità. Quando mi sveglio la mattina, a parte le scadenze e gli impegni programmati, non so mai con assoluta certezza cosa mi attenderà. Questo è ciò che amo di più: ogni giorno vissuto qui, è diverso.
Al di là della mansione in biglietteria o delle visite guidate e della didattica con i bambini, il lavoro al castello, aperto al pubblico nel periodo estivo, offre le più svariate attività, dai concerti alle feste d’animazione. D’inverno ci dedichiamo ai più giovani, per far scoprire senza fretta le meraviglie di questo monumento storico.
Ho la fortuna di essere affiancata da collaboratori formidabili; grazie a loro sono libera di dedicarmi alle attività che più stimolano il mio estro creativo.
Nei giorni in cui sento la stanchezza, trovo conforto nel castello.
Quando ho bisogno di rigenerare le energie salgo in cima alla torre, che poi è il punto in cui termina il percorso guidato al pubblico, ma ogni volta, per me è sempre come se fosse la prima.
Mi siedo sull’altalena agganciata saldamente alle travi del soffitto e mi lascio cullare, abbandonando pian piano i pensieri.
Il cielo muta di continuo, così come i colori delle valli.
In quei momenti mi sento appagata, in pace con il mondo, forse perché ho viaggiato tanto e mai, nell’emozionante ricerca di me stessa, mi sono sentita realizzata come qui ed ora, nel castello che sorge in quel luogo a me tanto familiare.
Sara Butera, Libralchimia.