E noi l’abbiamo ucciso

-Articolo di Otis Ribera-

Nonno di Monte aveva bisogno di meditare. Doveva dare una risposta al suo nipotino. Il ragazzino, a volte, poneva domande non facili che richiedevano una certa riflessione.

Per quel giorno decise di ritirarsi nel suo orticello: il ‘buen retiro’ come lo chiamava lui. Oltre a badare all’orto, amava parlare con i suoi pochi animali da cortile che consistevano in tre galline ovaiole, un paio di capre e un asinello sardo che lui chiamava ‘Puddu’.

Con le galline ovaiole, a onor del vero, non aveva molti argomenti dato che si interessavano unicamente di gossip. Le capre erano abbastanza ermetiche: il loro tema preferito era l’arte concettuale, cosa che irritava molto un famoso critico d’Arte.

Con Puddu riusciva ad affrontare argomenti di una certa varietà esistenziale, problemi quotidiani a volte anche molto complessi e che sconfinavano nel sociologico.

Gli si avvicinò e disse: «Ho bisogno di un tuo parere.»

Puddu girò le grandi orecchie verso il nonno, che continuò: «Orazio mi chiede se si vive meglio adesso o negli anni della mia giovinezza. Come saprai, quelli non erano periodi facili anche se molti di noi sono convinti del contrario.

La nostalgia, a volte, gioca brutti scherzi alla nostra memoria.

Del resto dobbiamo ammettere che oggi come oggi i tempi non son certo facili: ‘l’uomo è rotto’ come sostiene Andreoli, il nostro grande e preferito psichiatra e saggista.

Nietzsche, come sai, nella ‘Gaia scienza’ dice: ”Dio è morto! Dio resta morto! E noi l’abbiamo ucciso! Come potremmo sentirci a posto noi assassini degli assassini!”

Il filosofo intende dire sotto forma di metafora che l’uomo è guasto e in forte decadenza etica e morale; secondo lui è irrimediabilmente perso.»

Puddu guardò Nonno di Monte con i suoi occhioni attenti e col muso annuì: Condivideva il pensiero di Nietzsche.

Nonno di Monte disse: «L’uomo probabilmente non sarà più salvabile; la sua intelligenza verrà sostituita tra non molto da quella artificiale e lui perderà completamente la capacità di dubitare, di pensare autonomamente e anche quella dell’autocritica; ha perso il senso della vergogna (questo è molto grave), della dignità e del formidabile senso della colpa che a volte impediva all’uomo di ripetere gli stessi errori.

Orazietto, come sai, è un ragazzino curioso e con sani principi; tanti altri giovani come lui rappresentano l’unica grande speranza per l’umanità.

Ora, la mia preoccupazione principale però è che possano venire sopraffatti dalla banalità e dalla superficialità crescente e, inevitabilmente, che vengano travolti come in un immenso tzunami.

Ho la sensazione che la trivialità avanzi trionfante e inarrestabile. Tu che ne pensi?»

Puddu mangiò una carota e ragliò tristemente con un tono che l’uomo non aveva mai sentito; nonno tradusse quel quel raglio e capì che, per lui, più che di trivialità si trattava di stupidità. Pensò che Puddu, a volte, era troppo categorico.

All’asinello gli occhioni divennero umidi e abbassò nuovamente il muso verso il basso.

Nonno proseguì: «Come sai, ci sono influencer capaci di trascinare il gusto e l’etica delle masse ottenendo milioni di condivisioni. Al contrario, fior di premi Nobel sono dei perfetti sconosciuti.

Tu, per esempio mi sai dire come si chiama l’ultimo premio Nobel italiano e per quale motivo gli sia stato insignito un simile riconoscimento?»

Puddu scrollò la testa; ammise di non sapere il nome del grande scienziato italiano.

Nonno, comprensivo, continuò: «Ti dovrai impegnare di più, tenerti aggiornato. Ti consiglio di cercare il suo nome su Google, anche se capisco che senza il pollice opponibile non è semplice consultare lo smartphone.

Almeno tu queste cose le devi conoscere altrimenti rischi gli sfottò che sai… il bullismo è di gran moda.

Tornando a noi, le relazioni umane sono come disseccate. L’essere umano non solo è ‘rotto’, ma è inaridito, ha perso la consapevolezza e la volontà di migliorare.

Ad esempio, a volte, alcuni uomini aggrediscono le donne che dicono di amare cercando di distruggerne l’autostima con frasi di spregio e odio e poi, subito dopo, come un pappagallo ripetono dolci frasi ad effetto lette qua e là sul web o sulle cartine dei cioccolatini.

Tentano di demolirle moralmente e la cronaca ci racconta di violenze fisiche, se non addirittura di femminicidi.

Come se vivessero in una realtà parallela o in un video game, possono finire per confondere la finzione con la realtà. Come potrò spiegare a Orazietto che la violenza il più delle volte si consuma all’interno delle mura domestiche e che l’alcol e il gioco d’azzardo sono diventati per molti l’angosciata speranza o la religione per una vita migliore?

Che il denaro è per molti la misura del valore personale?

Che il bene e il male sono valori relativi e che cambiano a seconda delle loro miserabili prospettive quotidiane?

Puntolini insignificanti nell’egoistico e fragile orizzonte degli eventi oltre il quale non è più possibile tornare indietro, risucchiati dal buco nero esistenziale.»

Puddu annuì più volte col muso; girò buffamente le enormi orecchie come se fossero antenne paraboliche.

Condivideva pienamente le considerazioni di Nonno di Monte e mostrò le sue convinzioni che, come sempre, furono ancora più catagoriche: ragli quasi irripetibili.

Nonno lo consolò e gli espresse la sua stima, dandogli una grossa mela e accarezzandogli il muso.

Otis Ribera

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E noi l’abbiamo ucciso

Disegno di Otis Ribera