Andrea Faletra e “La teoria del Ciao”.
-Testi di Sara Butera-
Ho avuto la fortuna di avere dei grandi genitori che mi hanno avvicinato fin dalla più tenera età alla tecnologia.
Da bambino, adoravo veder decollare gli aeroplani, così mi portavano all’aeroporto di Milano Malpensa. Incuriosito e affascinato, sognavo di poterne condurre uno.
Quando sono cresciuto ho deciso di prendere il brevetto di volo, per poi conseguire la licenza di pilota privato.
Presto ho compreso che l’aereo era semplicemente una macchina che usavo per volare. Certo, la conoscevo perfettamente dal punto di vista tecnico, ma soprattutto mi permetteva di avvicinarmi all’interesse verso la scienza e a tutto quello che comprende il mondo dell’aerospazio.
La domanda: “Sopra di me che c’è?” È stata una logica conseguenza. Quali possono essere le possibili condizioni per cui possa esserci vita oltre la terra? La curiosità mi ha spinto in ogni passo.
Da sempre, quando prendo in mano qualcosa, mi domando come sia fatta; sorrido pensando a quando ero piccolo e smontavo o rompevo gli oggetti per capirne il meccanismo. Ora, invece, creo e riparo.
In realtà non è importante il lavoro che svolgo, ma cosa mi spinge in una determinata direzione.
Ho la certezza che tutto si possa trasformare: io ne sono esempio.
Anni fa, sognai di vivere assieme ai miei amici una fantastica avventura, tanto strabiliante da sentire il desiderio di trascriverla al mio risveglio.
Di quel quel sogno, negli anni è rimasto poco, null’altro che quaranta righe. Avrei avuto bisogno di tempo per sviluppare un racconto, per poter concretamente realizzare un libro.
Quegli appunti sono rimasti dimenticati in una cartella del computer per qualche anno finché, ad un certo punto della vita, un evento straordinario mi ha positivamente stravolto: è nato mio figlio Isaac. Curandomi di lui, la notte, ho potuto trovare prima minuti, poi ore preziose per riprendere in mano quel sogno.
Per scrivere serve il momento giusto, così come la giusta ispirazione. In quel preciso momento della mia esistenza, ho sentito il bisogno di raccontarmi.
Credo che ogni scrittore abbia dentro di sé un grande punto interrogativo e voglia trovare risposte nel suo stesso operato.
Nel mio caso, ho voluto fare una carezza alla vita.
Sulla scia di quel sogno passato ho dedicato tutto il mio tempo libero a produrre un volume piacevole e dalla storia interessante, quindi sono nate le prime dieci, cinquanta, cento pagine e così via fino alla stesura completa della bozza.
Così è nato il romanzo d’avventura “La teoria del ciao”.
Questo titolo, che potrebbe apparentemente sembrare banale, in realtà riporta a una teoria reale maturata da scienziati di tutto il mondo, che considerano la vita come il composto di quattro elementi chimici fondamentali: carbonio, idrogeno, azoto e ossigeno. Queste sostanze, nelle condizioni giuste, all’interno dell’acqua possono creare la vita. La parola “ciao”, altro non è che l’abbreviazione di questi elementi.
Il racconto, che si sviluppa a cavallo tra il 1950 ed il 2019, narra le avventure di tre amici per la pelle. Uno di loro, particolarmente creativo, è un piccolo genio. In seguito ad un esperimento, il laboratorio in cui ha lavorato viene distrutto e lui scomparirà, così come accadrà ad un altro dei ragazzi.
Questa sparizione verrà dimenticata, per essere poi narrata molti anni dopo da un anziano, in realtà l’unico membro rimasto del trio, che deciderà di spiegare i fatti realmente accaduti.
Vi faccio una piccola confessione: il signore raffigurato sulla copertina sono io. Ho deciso di invecchiare la mia figura, anche se in realtà ho solo quarantaquattro anni, perché io stesso racconto questa storia fantastica immedesimandomi nella figura del narratore.
Troppo spesso scordiamo quanto sia preziosa l’esperienza degli anziani che hanno un grande vissuto da raccontare, ma in realtà l’esistenza umana non è che un continuo provare e tentare, fino ad arrivare a quella convinzione di perfezione che permette alla vita di esistere e di replicarsi.
Sara Butera, Libralchimia.
Articolo a scopo informativo e non promozionale.