Rubrica “I Sentieri del Ramingo” – di Michele Del Greco “Ideatore di Eventi”
BAULI E CASTELLI
Nel nostro immaginario, un baule può nascondere qualcosa di curioso, di prezioso, una sorpresa, un oggetto che rievoca il profumo di epoche passate.
Libri, vecchie foto, cappelli e vestiti dei padri dei nostri padri, atmosfere fiabesche e d’altri tempi.
In un baule c’è l’abito da sposa della mamma, il completo della festa con cappello del nonno, un tesoro dei pirati, preziosi monili in argento, antiche pergamene, diplomi, pagelle, e tovaglie ricamate ingiallite dai decenni.
Ed i castelli… non possono forse essere considerati come enormi bauli?
Neanche a dirlo, certamente!
Le loro possenti mura custodiscono oggetti curiosi, storie fantastiche, fantasmi (cosa sarebbe un castello senza il suo fantasma?!).
Ivi risuona l’eco del metallo delle armature, degli scudi, dei vecchi attrezzi del mestiere. La loro memoria viene raccontata dalle decorazioni, dagli arazzi, dagli affreschi…
Non so se vi sia mai capitato di partecipare ad un laboratorio teatrale, spesso si fa questo simpatico esercizio: lo studente deve trarre ispirazione dagli oggetti che trova in un baule; ne pesca uno, solitamente a caso, prova ad improvvisare un personaggio e lo colloca in una ambientazione, utilizzando la sua piccola fonte di ispirazione nel modo in cui ritiene opportuno.
Quanto genio creativo potrebbe trovare un artista di fronte ad un intero forziere dalle dimensioni…epiche?!
Ci sono castelli che non sono solo custodi di ricchezza, in termini di storia, bellezza artistica, memoria e cultura, ma coltivano e preservano un patrimonio prezioso: quello interiore, dato dalla curiosità e dallo stupore di grandi e piccini, che ne tramandano, attraverso la loro voce, l’antico sospiro.
Sono tantissimi, nel territorio insubre, i fortilizi tutt’ora esistenti e visitabili, meravigliosi e imponenti.
Oggi voglio citare il Castello Visconteo di Vogogna, in provincia di Verbania (Verbania-Cusio-Ossola).
Questo prezioso “baule” sorveglia l’ingresso alla Val Grande, una zona selvaggia e stupenda, unica in Italia per le sue caratteristiche: un’area protetta di oltre quindicimila ettari di natura viva e a volte aspra, senza insediamenti umani, la più estesa delle Alpi e della nazione.
Il giornalista Marco Albino Ferrari ha descritto: “Chi vi entra, prova il senso profondo del selvaggio, la vertigine prodotta dalla potenza della natura”.
La fortezza fu voluta nel 1348 da Giovanni Maria Visconti, signore del Ducato di Milano.
A partire da una preesistente struttura dell’XI secolo, volle estendere la costruzione a difesa contro le incursioni degli Svizzeri Vallesi. Nel 1446, il feudo di Vogogna e il suo castello passarono al dominio della famiglia Borromeo, la quale si prodigò per rafforzare una cinta muraria, con porta ad arco e ponte levatoio, per adattarsi all’uso ormai diffuso delle armi da fuoco; nel 1514, tutta la struttura passò in mano agli Sforza e, nei secoli successivi, alla dominazione spagnola, ai Savoia e, nell’Ottocento, fu sede dei regi Carabinieri.
Tutt’oggi è visitabile e gestito, con molta competenza, da un’associazione che si prodiga nel portare visibilità a questo luogo, attraverso l’organizzazione di visite guidate e attività divertenti e variegate, volte ad attirare e intrattenere un pubblico sempre più numeroso e internazionale!
Questi professionisti dell’accoglienza, in maggioranza donne, hanno fatto della loro passione un lavoro, e un semplice “baule medievale” si è trasformato in uno scrigno ricco di sorprese.
C’è da dire che, in Italia, esistono diverse realtà come questa, alcune molto più blasonate e frequentate, ma il castello di Vogogna merita una menzione particolare per l’impegno che viene dedicato nel promuoverlo.
Pensate ora all’artista menzionato nelle prime righe: quanta ispirazione potrebbe trarne? Evocherà un’antica danza o dei versi in musica di un bardo, un racconto di briganti o un concerto di musici? Quindi, entriamo insieme in uno scrigno…pardon, in un castello?
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