Emanuele Scanarini, Italian Gekko Association.
-Testi di Sara Butera –
Mi chiamo Emanuele Scanarini e, dal 1996, allevo gechi. Sono consapevole che la mia passione risulti fuori dalle righe.
«Non sarebbe più logico adottare un cane o un gatto? Sono animali che sanno ricambiare i sentimenti!» Chiede chi non comprende perché io stia dedicando la mia vita ai rettili.
Rispondo che l’amore non è una questione d’egoismo. Quando provo affetto, non devo per forza essere ricambiato: così è con gli animali, come per ogni altro essere vivente.
Da ragazzino, non avevo la possibilità di tenere animali da compagnia in casa, anche se avrei tanto voluto adottare un cane.
Il destino, anche se non si cerca, ci trova sempre; è stato così quando, all’età di sedici anni, sono entrato in un negozio di animali e un geco mi ha letteralmente conquistato.
Léon, che ha vissuto con me per quattordici anni, nonostante sia stato solo il primo di tanti rettili che ho accudito nel corso degli anni, conserverà sempre un posto speciale.
Vorrei specificare una cosa.
Non colleziono gechi: me ne prendo cura con il rispetto dovuto agli esseri viventi.
Nell’immaginario collettivo, la figura dell’allevatore di animali esotici è identificata troppo spesso in modo errato.
Siamo dipinti come contrabbandieri che rapiscono creature innocenti, strappandole al loro habitat naturale.
Purtroppo, come in tutti gli ambienti, esistono le mele marce; tuttavia, tengo a specificare che il mercato nero è una dimensione diametralmente opposta da quella che rappresenta me e moltissimi altri professionisti e appassionati del settore.
«È giusto togliere degli esseri viventi dal proprio territorio per tentare di addomesticarli?» Questa è una buona domanda, poiché non esiste un vero motivo per cui queste creature debbano diventare animali da compagnia.
È anche vero che tantissime specie come rettili, pappagalli o piccoli mammiferi riprodotti da decine o centinaia di generazioni, oggi non sarebbero più in grado di sopravvivere da soli in natura.
Come mai? Perché sono troppo lontani dai loro progenitori naturali.
Proprio come capiterebbe a cani e gatti domestici, non avrebbero più le risorse e le capacità per sopravvivere senza l’aiuto dell’uomo.
Alla fine del 2020, l’Italia ha dovuto recepire un regolamento europeo sulla sanità animale, che va a toccare innanzitutto il mondo alimentare, che è diviso in due categorie: terrestri e acquatici.
Nella Legge di Delegazione italiana, tramite l’intervento di un’associazione animalista, è stata inserita una postilla. Nell’articolo 14, la lettera Q, approvata sia in Senato che alla Camera, propone pesanti sanzioni, anche penali, per tutto ciò che concerne la riproduzione, la conservazione e la commercializzazione delle specie esotiche.
Gli stessi promotori della norma, vorrebbero fosse estesa anche ai nostri più familiari amici a quattro zampe.
Inizio col dire che l’allevamento, di qualunque specie si tratti, dev’essere giustamente regolamentato.
È necessario tutelare la salute degli animali, il benessere, l’igiene e, soprattutto, bloccare il mercato nero.
Una decisione sbagliata da parte di chi ci governa potrebbe scatenare, nelle persone meno coscienziose, un’ondata di abbandoni causati dalla paura e dall’incertezza.
Questi comportamenti sono sempre da condannare, ma immaginate di camminare nel bosco e di incappare in un pitone, oppure in una tarantola. A parte il terrore che susciterebbero, gli animali stessi potrebbero modificare, in qualche modo, l’ecosistema del nostro territorio.
Ovviamente, la maggior parte di essi morirebbero di atroci sofferenze, sia per l’impossibilità di adeguarsi al clima, che per l’incapacità di procurarsi il cibo in autonomia.
Questo è il primo punto che, con l’Associazione “Italian Gekko Association”, vorrei evidenziare.
Chiediamo di rimuovere dalla legge la parola “divieto” e di aiutarci a comprendere al più presto quale realtà ci attende.
Ovviamente, concordiamo che l’importazione illegale debba essere fermata, ma non troviamo giusto vietare la riproduzione a quegli allevatori che, con amore e passione, si dedicano alla riproduzione degli animali.
Concludo dicendo che esistono persone che vivono di questo commercio ed alcune di loro rendono un servizio encomiabile, producendo dati scientifici per progetti di tutela e conservazione delle specie.
Sara Butera, Libralchimia.