La Neospora caninus e le buone convivenze: intervista a Paolo Canil.
-Testi di Sara Butera-
I miei genitori, originari del Veneto, sono arrivati nel comasco nel 1958 e qui, in un terreno ubicato tra Bulgarograsso e Lurate Caccivio, hanno aperto un’azienda agricola.
Per noi, il lavoro non è solo tale, ma anche una vera passione: è il perno su cui ruotano le nostre vite.
Per questo, oggi vorrei parlare di un fatto apparentemente banale, ma che sta portando seri problemi a chi vive di bestiame e foraggi.
In un recente passato, per fortuna, le persone hanno riscoperto la bellezza di vivere a contatto con la natura.
Passeggiare nei boschi, nei prati e nei campi, è diventata l’unica valvola di sfogo per chi, stanco di restare chiuso in casa, ha potuto finalmente riassaporare un po’ di libertà all’aperto.
Purtroppo, forse proprio perché questo approccio alle zone verdi è per molti una novità, stiamo incorrendo in comportamenti apparentemente banali ma in realtà sconsiderati, in quanto danneggiano seriamente i campi, gli animali di cui ci prendiamo cura e, di conseguenza, tutto il nostro operato.
Ci siamo accorti che molte vacche sane, da tanti anni accudite con affetto e attenzione, all’improvviso hanno iniziato ad abortire al quinto mese.
Notando una frequenza sospetta di questi casi, con l’aiuto del nostro veterinario aziendale abbiamo ricercato le cause di queso problema presso lo Zooprofilattico di Binago (CO), che ha identificato nei feti la presenza di Neospora caninus: un protozoo parassita esistente nelle feci dei cani.
Le conseguenze per i nostri animali sono terribili, poiché anche se la vacca non dovesse abortire, il parassita potrebbe intaccare il sistema nervoso centrale del feto; questo causerebbe la nascita di un vitello con disfunzioni neurologiche gravi, che porterebbero alla necessità di una soppressione immediata.
Purtroppo, i nostri prati e campi di proprietà privata sono costellati da deiezioni di cani che, lasciati liberi dai propri padroni, seminano i bisogni dove pascolano le bestie o, addirittura, dove seminiamo i foraggi.
Non parlo a nome mio, ma di tutti gli allevatori che attualmente vivono quello che sta diventando un vero problema.
Esistono dei percorsi liberi e noi stessi siamo disponibili ad indicarli.
Capita di trovare persone comprensive nei nostri confronti, in quei casi ricambiamo come possiamo, spesso accompagnandole attraverso una piccola visita guidata nelle aziende.
Altri, invece, non accettano le motivazioni che ci spingono a chiedere una maggiore attenzione nei riguardi dei nostri terreni.
La buona convivenza è una cosa semplice da ottenere, ma ci vuole collaborazione da entrambe le parti.
Sono certo che molti di voi ci comprenderanno. A quelle persone, a nome non solo mio, ma anche dei miei colleghi allevatori e agricoltori, dico grazie.
Sara Butera, Libralchimia.
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