Michela Ielo, operatore olistico a Oltrona di San Mamette (CO)
Testi di Sara Butera-
Mio padre si laureò in osteopatia a quarant’anni e, pur essendo poco più che bambina, cercai di aiutarlo proponendomi come “cavia”, ma la sete di sapere mi portò presto ad assimilare le tecniche che utilizzava, facendole diventare parte di me. Presto i ruoli si invertirono e papà seppe riconoscere in me la mano del massaggiatore.
Ancora adesso, a trentacinque anni, posso affermare con certezza che io sono il mio lavoro e viceversa.
Chi è un operatore olistico? Il nome può trarre in inganno. Al contrario di ciò che si possa pensare, gli oli, nel mio mestiere, c’entrano ben poco.
Il mondo olistico si basa sul termine “holos”, una parola greca che significa globale, totale; in pratica, si lavora sul concetto che corpo e mente (psiche e soma) sono da considerare come un’unica entità.
Con le tecniche manuali applicate sui riceventi, vado a stimolarne anche la sfera emotiva.
Sorrido nel pensare a quante volte le persone arrivano con l’intento di liberarsi da un brutto male al collo, per poi rendersi conto che l’origine del dolore, in realtà, deriva dalle troppe responsabilità trattenute.
Non sono una guaritrice. Semplicemente, lavoro con persone sane il cui corpo sta lanciando dei segnali di disagio.
Durante le sedute ascolto le parole del ricevente, ma non solo: sento ciò che comunica il corpo. Attraverso le contratture, racconta i segreti più profondi e mi svela il trattamento giusta da applicare, che non è sempre il massaggio, ma altre tecniche come la coppettazione o la digitopressione.
Il corpo non mente. Mai.
Ci stupiremmo nello scoprire che le emozioni soffocate tendono a manifestarsi sotto forma di dolore fisico.
Capita sovente che i riceventi scoppino in un pianto liberatorio al tocco di un punto specifico del corpo. Con le lacrime si liberano dai propri fardelli emotivi, riuscendo finalmente ad esprimere il proprio male interiore.
Per me è una soddisfazione enorme vedere le persone prendere coscienza del fatto che il dolore che sentono, altro non è che il sintomo di un disagio più profondo. In quel momento inizia il vero processo che porta ad un nuovo benessere: questo mi da la sensazione concreta del vero aiuto.
Io stessa ho vissuto in prima persona sensazioni simili: il mio corpo, spesso, ha gridato a causa dei dolori emotivi che ho cercato di reprimere.
Aiutare le persone a prendere coscienza del proprio Io, per me è una soddisfazione immensa, perché li sto accompagnando verso una strada indipendente da me; io li guido, li sprono ad individuare l’origine del proprio malessere.
Insieme, troviamo gli strumenti idonei per muovere i primi passi per poter, finalmente, ristabilire un sano equilibrio tra mente e corpo.
Sara Butera, Libralchimia.
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