Oliver, lo Sphynx idrocefalo.
Intervista a Deborah Davò
-Testi di Sara Butera-
Quasi dieci mesi fa, la mia gatta Annie ha dato alla luce una cucciolata di quattro Sphynx.
Quello che doveva essere un lieto evento, in realtà è stato in parte una tragedia: solo Zeus, l’ultimo venuto alla luce, si è rivelato sano.
I primi due cuccioli sono nati morti.
Quando è arrivato Oliver mi sono resa subito conto che qualcosa non andava a causa delle dimensioni della testa.
Il veterinario, pur riscontrando l’idrocefalia, ha cercato di consolarmi dicendo che il piccolo era rimasto più del dovuto nel canale del parto.
Forse, il liquido si sarebbe riassorbito col tempo. Purtroppo ci siamo resi conto nei giorni a venire che la situazione era grave: la testa era tanto pesante da non riuscire a sollevarla.
Inizialmente ho pensato che la mamma l’avrebbe rifiutato, invece mi ha cercata tutte le notti, scavalcando il recinto con il cucciolo in bocca per portarmelo nel letto.
Ho compreso che in quel modo mi stava chiedendo aiuto, quindi ho iniziato a dormire per terra accanto alla cucciolata.
Ho pianto tanto per le condizioni di Oliver. Temevo che la sua vita sarebbe stata breve, eppure, contro le mie previsioni, giorno dopo giorno l’ho visto lottare per crescere.
Verso i sei mesi ha iniziato ad avere i primi attacchi epilettici, quindi l’ho portato in un centro specializzato. In seguito ad una risonanza magnetica è risultato che il suo è un caso d’idrocefalia molto grave.
Avrebbe bisogno di uno shunt per drenare i liquidi in eccesso, ma non mi sono sentita di sottoporlo ad un pericoloso intervento che gli avrebbe garantito solo il dieci per cento di possibilità di sopravvivenza.
Oliver, che non è autonomo nei bisogni ed è la metà del fratello, ha una vitalità eccezionale. Ha qualcosa in più degli altri… è affettuoso, attaccato a me in modo straordinario e mi segue ovunque.
Con la sua vivacità incredibile riesce sempre ad essere al centro dell’attenzione di tutta la ciurma.
È un rompiscatole, soprattutto nei confronti degli altri animali di casa: fa dispetti continui, è un gran giocherellone. Incredibile come riesca a vivere appieno ogni istante della propria esistenza.
Pare quasi che, nonostante i suoi problemi, resti attaccato alla vita con forza e tenacia.
Alcuni gatti idrocefali, manifestano dei problemi d’autonomia molto più gravi di Oliver, eppure mi sento di dire che questi animali, nonostante i deficit, hanno davvero molto da dare in termini di amore.
All’inizio di quest’avventura ho sofferto, ma posso dire con tutta certezza che ora lo considero un dono, forse una prova da affrontare.
Innanzitutto mi ha dato la consapevolezza che nella vita non è necessario essere perfetti.
Nonostante tutto si può essere speciali, forse il doppio.
Prima di Oliver non avrei pensato di potermi legare così tanto ad un gatto con simili problemi, eppure io stessa riesco a stupirmi dell’amore che provo per lui, che è il mio pupillo, il mio bambino.
Il tempo a disposizione tra noi potrebbe essere poco, quindi gli dedico ogni istante libero e non solo per le cure di cui necessita, ma perché io stessa ho bisogno di assaporare appieno ogni attimo che può regalarmi la sua presenza.
Finché vivrà mi prenderò cura di lui, consapevole che questo splendido dono mi ha insegnato a gioire del presente, senza pensare troppo a che ci riserverà il futuro.