Ritorno al medioevo
Rubrica “I Sentieri del Ramingo” – di Michele Del Greco “Ideatore di eventi”.
“Capita di parlare del ritorno al medioevo. A quanti piacerebbe poter vivere un giorno in un castello, tra dame e cavalieri, spade e duelli cortesi?
Molti sono invece coloro che pensano che il medioevo sia un periodo buio della nostra storia, pieno di violenza e ingiustizie.
Spesso, quando ci si trova di fronte ad una notizia di attualità legata a fatti di cronaca su situazioni degradanti, retrograde o simili, molti usano l’espressione “ritorno al medioevo” intesa con accezione negativa.
È realmente così?
Per avere un’idea più chiara occorre conoscere alcuni aspetti legati all’analisi di tale affermazione.
Come appassionato di storia (appassionato, non esperto) bisogna innanzitutto porsi alcune domande
fondamentali:
nel medioevo quando?
Dove?
Nel medioevo chi?
In base a quale contesto storico, sociale e culturale?
Molti sapranno sicuramente che tale epoca, suddivisa in macro periodi quali alto e basso medioevo, si intende collocata convenzionalmente tra la fine dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.c. (altri studiosi indicano addirittura il 410 d.c., con il saccheggio di Roma da parte dei Visigoti) e la scoperta dell’America nel 1492 d.c. (altri storici concedono ancora un paio di decenni al 1500, per permettere il passaggio al Rinascimento).
Un lunghissimo periodo di circa mille anni, quindi, nel quale non solo è accaduto davvero di tutto all’umanità ma non è nemmeno perfettamente limitabile, in quanto le genti non erano consapevoli né dell’inizio né della fine della cosiddetta età intermedia.
Farebbe sorridere pensare ad una conversazione tra popolani del V secolo: “Messere, affrettiamoci, è iniziato il medioevo!”, oppure due ufficiali spagnoli agli ordini di Cristoforo Colombo che si accingono a cambiarsi d’abito per essere a tema con la moda rinascimentale!
Si evince dunque la difficoltà ad accorpare questa epoca in un breve contesto temporale, nella quale invece sono succeduti tantissimi fatti storici, legati alla socialità, alla vita cittadina e politica, al progresso, alla medicina, alla scienza e così via.
Nel medioevo…dove? Europa, Asia, Africa e poi America sono territori molto vasti e diversi, condizione
amplificata dalla capacità limitata dei trasporti: oggi sappiamo in tempo reale tramite web che tempo fa a
Honk Kong, ma nel medioevo le notizie, le merci e la contaminazione culturale erano molto più lente.
Anche la geografia politica poteva risultare molto più frastagliata di oggi, per esempio con le Città indipendenti, spesso in guerra tra di loro a poca distanza, per cui, ciò che poteva essere una abitudine a Firenze poteva benissimo essere una cosa quasi sconosciuta a Siena, per non parlare di differenze e tradizioni tra la Francia e le terre che oggi sono di bandiera polacca o russa.
Nel medioevo…chi? La vita era naturalmente vista da una prospettiva totalmente diversa a seconda della posizione sociale o del ruolo che si rivestiva: un feudatario viveva, ci si augura, molto più felicemente
rispetto ad un villico che coltivava la terra, con più cibo e più privilegi, un cittadino di Venezia risultava più
raffinato di un vassallo scozzese, e così via.
Infine, il contesto risulta fondamentale.
Vero è che esistevano soprusi e ingiustizie, specialmente contro i più deboli ma non si dovrebbe dimenticare alcuni avvenimenti e consuetudini avveniristiche rispetto al
periodo. Per fare alcuni esempi, la prima università al mondo è quella di Bologna del 1088, l’invenzione
della stampa risale al 1453-55, vi sono leggi sui diritti delle donne ad opera dei Longobardi (VII secolo circa), leggi a tutela di ebrei e musulmani da parte di Federico II intorno alla prima metà dal 1200 e molto altro ancora. Di certo non possono essere non considerati avvenimenti legati al progresso, sia umano che di altro aspetto, soprattutto se si considera quando sono accaduti.
Il medioevo è ancora un periodo buio, dopo questa esposizione? Non ho una risposta precisa, ma
sicuramente va giudicato in base ai fattori interpellati poco fa, soprattutto attraverso il contesto e non con
un occhio che lo vede con la modernità.”
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